Museo/Monumento

Monumento "SOLDATI DELLA BATTAGLIA DEL SOLSTIZIO"

Descrizione
Collocato dall’Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia – Sezione di Meolo, è dedicato a tutti i valorosi soldati che hanno combattuto nel giugno 1918 la “Battaglia del Solstizio” a difesa del settore Basso Piave. Il Monumento, inaugurato il 22 giugno 1980, è composto da più elementi: una colonna, due lapidi e un cannone della Prima Guerra Mondiale. LA BATTAGLIA DEL SOLSTIZIO L’origine della Seconda Battaglia del Piave, o meglio conosciuta come Battaglia del Solstizio, si può ricondurre alla fase cruciale del conflitto europeo con l’Impero austro-ungarico alla ricerca di una vittoria decisiva prima dell’arrivo dei contingenti americani in Europa. Obbiettivo austro-ungarico è escogitare un attacco in Italia tale da consentire, in caso di riuscita, l’invasione delle ricche pianure venete, o comunque di richiamare truppe alleate dal fronte tedesco in Francia, facilitando l’avanzata germanica. L’imperatore Carlo approva nel marzo 1918 il seguente piano d’attacco: • Operazione Lawine: contro il Tonale; • Operazione Radetzky: sull’Altipiano dei Sette Comuni e sul massiccio del Grappa, con sbocco in pianura verso Padova; • Operazione Albrecht: dal Piave in direzione di Treviso. La battaglia viene definita in aprile 1918 per una grande battaglia su un arco di 120 chilometri, con azione a tenaglia da Asiago al basso Piave e attacco di raccordo sul Montello: la data è fissata per il 15 giugno 1918 (il 13, due giorni prima, sarebbe scattata l’operazione Lawine). «PERDITE UMANE COMPLESSIVE: • italiani e alleati franco-inglesi: morti 6.111, feriti 27.653, dispersi 51.856 totale di 85.620 uomini; • Austro-ungarici: morti 11.643, feriti 25.547, dispersi 80.852 totale 118.042 uomini.» (1914-1918 STORIA DELLA GRANDE GUERRA di Gianni Pieropan, Milano, Mursia, 1988) Il monumento ai “SOLDATI della BATTAGLIA del SOLSTIZIO” a LOSSON della BATTAGLIA presenta una colonna dedicata a: GIULIA ALFREDO, Capitano V reparto d’assalto ARDITI, nato il 25 luglio 1891 a Roma, distretto militare di Roma, morto il 18 giugno 1918 sul Piave per ferite riportate in combattimento. DECORATO DI MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALORE MILITARE: Motivazione – «Sempre ardito fra i suoi arditi, durante tre giorni di lotta. Essendo in un assalto temporaneamente fermato da violento fuoco nemico di fucileria e di mitragliatrici nemiche sul fianco e sulla fronte, dava con calma opportune disposizioni e infondeva il più ardente spirito nei suoi soldati che guidò a ripetuti successi attacchi, fino a quando, colpito al petto, cadeva ucciso alla loro testa.» – Losson (basso Piave), 18 giugno 1918 (Istituto del Nastro Azzurro) EPISODIO: «Il V reparto d’assalto ARDITI venne impegnato il 18 e 19 giugno in aspri combattimenti nella zona di Losson e Capo d’Argine. Tra gli ufficiali ebbe 2 feriti, 2 dispersi e 4 morti, tra cui il capitano Giulia, 26 morti, 94 feriti e 34 dispersi tra la truppa.» (Ministero della Difesa Stato Maggiore dell’Esercito Ufficio Storico) MEDAGLIE D’ORO AL VALOR MILITARE NEL BASSO PIAVE Istituto del Nastro Azzurro AL XXIII REPARTO D’ASSALTO ARDITI: DECORATO DI MEDAGLIA D’ORO AL VALORE MILITARE. Motivazione – «Si scagliò con impeto fulmineo su colonne nemiche irrompenti dal Piave, inchiodandole in un’improvvisata linea difensiva, per ben cinque giorni di mischie furibonde e sanguinose. Richiamato poco dopo nella lotta, vi tornava con abnegazione sublime, dando validissimo contributo alla riconquista di Capo Sile. Logoro ma non domo, rinserrava successivamente le sue diradate fila, in un ferreo nucleo di volontari, che il suo nome riportavano sull’ardente campo di battaglia, conquistandovi un formidabile caposaldo. (Piave – Capo Sile – Cà del Bosco, 15 giugno – 5 luglio 1918)» ALLE BANDIERE DEI REGGIMENTI DELLA BRIGATA SASSARI (151 E 152 FANTERIA): DECORATE DI MEDAGLIA D’ORO AL VALORE MILITARE. Motivazione – «espressione purissima delle forti virtù dell’intrepida gente di Sardegna, diedero il più largo tributo di eroismo alla gloria dell’Esercito e alla causa della Patria, dovunque vi furono sacrifizi da compiere e sangue da versare. Nei giorni della sventura, infiammati di fede e di amore, riconquistarono con meraviglioso slancio le munitissime posizioni nemiche di Col del Rosso e di Col d’Echele. (28-31 gennaio 1918). – All’imbaldanzito invasore opposero sul Piave l’audacia della loro antica stirpe. (16-24 giugno 1918). – Nella battaglia della riscossa non conobbero limiti di ardimento nell’inseguire il nemico. (26 ottobre – 4 novembre 1918).» ACERBO TITO, da Loreto Aprutino (Teramo) capitano 152 reggimento fanteria “SASSARI” DECORATO DI MEDAGLIA D’ORO AL VALORE MILITARE. Motivazione – «Valoroso fra i valorosi di una gloriosa brigata, animatore impareggiabile, fulgido esempio di bravura, di abnegazione e di fede incrollabile, eccezionalmente dotato di capacità e di slancio, sempre e dovunque eroicamente condusse il suo reparto nelle più sanguinose azioni, nel Carso, sugli altipiani e sul Piave. Quivi nella turbinosa battaglia, benché ferito, alla testa dei suoi reparti proseguiva nel violento attacco contro preponderanti forze avversarie. Impegnata una accanitissima mischia, minacciato di accerchiamento, con impeto travolgente riusciva ed aprirsi un varco, liberandosi dalla stretta nemica e trascinando seco numerosi prigionieri. Poco dopo, colpito a morte da proiettile nemico, incitava ancora i dipendenti a persistere nella lotta e spirava sul campo inneggiando alla Patria» - Croce di Piave (basso Piave), 16 giugno 1918 ALBERTINI GIUSEPPE, da Milano sottotenente complemento XXV battaglione assalto ARDITI DECORATO DI MEDAGLIA D’ORO AL VALORE MILITARE. Motivazione – «Magnifica figura di ufficiale, in campagna fin dal suo inizio, provato in numerosi combattimenti in cui brillarono costantemente il suo fulgido eroismo e il suo altissimo spirito di sacrificio, comandante di una sezione mitragliatrici d’assalto, con irresistibile slancio, alla testa dei suoi uomini, muoveva all’attacco di una ben munita posizione nemica, e vi arrivava per primo, distruggendone il presidio. Concentratosi sulla linea conquistata il fuoco di 4 mitragliatrici avversarie che cagionavano forti perdite, postava le proprie armi in sito sprovvisto di riparo e, manovrandone una personalmente, le controbatteva efficacemente, riducendole al silenzio. Contrattaccato da forti masse nemiche, unico ufficiale in linea e con la sezione ridotta a pochi uomini, resisteva con disperata tecnica per oltre due ore, infliggendo forti perdite all’avversario e dando agio ai rincalzi di sopraggiungere. Il giorno dopo, costretta la linea a ripiegare per uno sfondamento laterale, di propria iniziativa, proteggeva il movimento di ritirata con le proprie armi, infliggendo al nemico nuove fortissime perdite e contrastandone per lungo tempo l’avanzata. Esaurite le munizioni ed accerchiato, all’avversario che gli intimava la resa, rispondeva fieramente “No! Son fiamma nera!” ed a colpi di bombe si apriva la strada, ponendosi in salvo con le armi. Incontrati i rincalzi, tornava con essi al contrattacco, giungendo ancora tra i primi sulla posizione, contribuendo validamente a riconquistarla e respingendo poi i furiosi contrattacchi. Ferito, non abbandonava il suo posto di combattimento, ed in una azione di pattuglia distruggeva a colpi di bombe una mitragliatrice nemica, mettendone fuori combattimento i serventi. Fulgido esempio di tenacia e di valore.» - San Pietro Novello, Fosso Palumbo (basso Piave) 17-19 giugno 1918 PAGGI GIUSEPPE, da Sale Vercellese (Novara) aiutante battaglia 4° battaglione bersaglieri ciclisti DECORATO DI MEDAGLIA D’ORO AL VALORE MILITARE. Motivazione – «Ardito fra gli arditi, temprato dal pericolo più volte impavidamente affrontato, volontario nelle imprese più rischiose, trasfondeva con l’eroico suo contegno forza e vigore nei dipendenti. Con pochi uomini valorosamente affrontava il nemico asserragliato in una casa e faceva ben 40 prigionieri. Ferito, rinunciava ad ogni cura, animato dal solo pensiero di rimanere coi suoi bersaglieri. Visto che l’avversario aggirava una nostra mitragliatrice, lo contrattaccava col proprio plotone, e dopo un furioso corpo a corpo salvava l’arma. Mentre poi la postava per aprire di nuovo il fuoco, cadde colpito a morte da una pallottola nemica: fulgido esempio di elette virtù militari.» – Cà del Bosco (basso Piave), 18 giugno 1918 PIRAS FEDELE, da Assemini (Cagliari) Caporale 225 reggimento fanteria “AREZZO” DECORATO DI MEDAGLIA D’ORO AL VALORE MILITARE. Motivazione – “Fulgido esempio, in ogni circostanza, di ardimento e di valore, nella rioccupazione di una importante posizione, di pieno giorno, per primo si slanciava attraverso ad uno stretto ponticello, sulla trincea nemica. Caduto il proprio ufficiale e tutti i compagni, da solo, e con impareggiabile tenacia, strenuamente difendeva la posizione raggiunta dai ritorni offensivi dell’avversario, dando tempo a nostre mitragliatrici di occuparla e di affermarvisi. Ferito dolorosamente ad una mano, gridava il suo saluto in dialetto sardo al proprio capitano, suo conterraneo, giunto sul posto, e continuava imperterrito a lanciare bombe con la mano sinistra, finché, estenuato dal dolore e dalla fatica dovette, suo malgrado, essere allontanato.” – Capo Sile (basso Piave), 15-16 giugno 1918 SALONI SOCCORSO, da Lecce aiutante di battaglia XXIII reparto d’assalto ARDITI DECORATO DI MEDAGLIA D’ORO AL VALORE MILITARE. Motivazione – «Allo squillo di battaglia, ancora dolorante per una recente ferita, volontariamente usciva dall’ospedale e raggiungeva la prima linea. Alla testa della compagnia, balzava all’attacco, e, primo tra tutti, superava i reticolati avversari. Ferito ad un braccio, si slanciava ancora avanti, finché, colpito in pieno da una raffica, cadeva, consacrando col suo puro sangue d’eroe la posizione conquistata.» – Losson (basso Piave), 19 giugno 1918 VERDIROSI ATTILIO, da Longone Sabino (Rieti) caporale volontario di guerra XXIII reparto d’assalto ARDITI DECORATO DI MEDAGLIA D’ORO AL VALORE MILITARE. Motivazione – «A quarantasette anni, volontario di guerra in un reparto d’assalto, avendo lasciato famiglia e interessi, per giovanile fede, per coraggio indomabile, sempre primo in ogni ardita impresa per virtù di parola e di esempio, animatore e suscitatore d’eroismi, trascinò con sé gli arditi della prima ondata in un fulmineo contrastato attacco, ricacciando in disordine il nemico. La morte lo colpì nell’impeto dell’assalto, troncandogli sulle labbra il grido di incitamento e di esultanza “Viva l’Italia!”.» – Losson (basso Piave), 19 giugno 1918 Lavoro di Alice e Paolo Pierobon

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